Celtic forever: You'll never walk alone (Italian Edition) by Luca Manes & Max Troiani

Celtic forever: You'll never walk alone (Italian Edition) by Luca Manes & Max Troiani

autore:Luca Manes & Max Troiani [Manes, Luca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bradipolibri Editore
pubblicato: 2015-03-22T23:00:00+00:00


1967: Campioni d’Europa

5 - LE STAGIONI DEI RECORD

Jimmy Johnstone, l’idolo della Giungla

Nel corso degli anni il Celtic ha sempre avuto un’invidiabile tradizione di ali di immensa qualità. Tante avevano le stesse caratteristiche fisiche: fisico minuto e statura non esattamente da giocatore di basket, ma in compenso madre natura le aveva dotate di uno scatto bruciante e di un piede sopraffino. Anche Jimmy “Jinky” Johnstone era bassino e non aveva un fisico scultoreo. Poco importava: il suo repertorio di finte, dribbling, tiri e assist era da leccarsi i baffi. In Scozia era stato soprannominato Flying Flea, la pulce volante, su suggerimento della stampa francese, rimasta incantata da una sua gara di coppa contro il Nantes. Con quella sua espressione birichina e un po’ guascona a illuminare un volto incorniciato da tanti riccioletti rossi, Jinky faceva intendere subito al difensore cui era destinato l’ingrato compito di doverlo marcare che sarebbe stato un pomeriggio di grande sofferenza. Sul prato verde era un fenomeno, anzi, il fenomeno della storia del Celtic, votato dai fan come il più grande di tutti i tempi in un sondaggio tenutosi nel 2002. Forse anche perché per lui l’elegante punto di blu della maglia dei Rangers era come il colore rosso per il toro: quando lo vedeva si scatenava e portava lo scompiglio nelle retrovie dei Gers, segnando grappoli di gol. Per questo e altri mille motivi lui era l’idolo della jungle, la giungla, come era stato rinominato il vecchio North Stand, dove trovavano posto i rappresentanti più scatenati della tifoseria bianco-verde.

I supporter degli Hoops si identificavano in Jinky, nella sua attitudine un po’ mattacchiona fuori dal campo, fatta di qualche eccesso e di qualche birra di troppo. Non che quando giocasse Johnstone fosse uno stinco di santo. No, non lo è mai stato. A lui piaceva affrontare i difensori a viso aperto, a dispetto del suo fisico non proprio da lottatore. Di calci ne prendeva tanti ma ne dava anche parecchi, come quella volta nel 1967 che picchiò un paio di giocatori del Queen’s Park e, nonostante l’arbitro non se ne fosse accorto, Stein lo punì con una sospensione e una multa salata. Già, Stein. Il suo rapporto con il manager era impastato di odio e amore. Entrambi erano consapevoli di doversi tanto l’un l’altro, ma il buon Jock sapeva anche che ogni tanto bisognava mettere un freno all’eccessiva esuberanza di Jinky. Durante una partita contro il Dundee United Johnstone pensò bene di fare solo a modo suo, disattendendo le indicazioni tattiche del manager. Nel secondo tempo Stein decise di averne avuto abbastanza e lo richiamò in panchina. Apriti cielo, ne scaturì un tremendo litigio e la scontata sospensione per il giocatore.

Non va dimenticato però che Stein costruì le sue fortune di tecnico vincente - detiene tuttora il record di successi in Scozia - sulla sua abilità di fine psicologo. Oltre a essere un ottimo stratega tattico e un mago del mercato, viaggiando in lungo e in largo per visionare giocatori di un qualche interesse, riusciva a tirar fuori il meglio dai suoi ragazzi proprio con una sapiente gestione dello spogliatoio.



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